Un sì per riabbracciare la vera libertà

Articolo apparso il 18 novembre 2021 sul Corriere del Ticino

Il 28 novembre saremo chiamati a votare nuovamente sulla Legge COVID-19 già approvata il 13 giugno 2021, che nel frattempo ha subito delle modifiche. Dire SÌ anche questa volta non significa solamente accettare la legge e di conseguenza gli articoli riportati in essa; significa ritrovare quella “luce infondo al tunnel” che siamo riusciti a vedere con l’arrivo del vaccino anti-COVID, ma che ora ci sembra ancora più lontana di prima. Nonostante certe lacune incisive nella gestione della pandemia, i danni che ha evidenziato sono nettamente inferiori a quelli a cui avremmo assistito senza una buona gestione politica, di ricerca e soprattutto medica.
Il “certificato COVID”, boicottato dai contrari, ha permesso un nuovo ritorno a una “normalità”.

I contrari rivendicano un concetto di “libertà” fittizio, in cui non ci sono regole o restrizioni legate alla protezione del popolo e alla lotta contro il virus. Allora io mi chiedo: se effettivamente non ci fossero queste regole, saremmo davvero liberi? La risposta l’abbiamo già avuta agli inizi del diffondersi della pandemia, quando siamo stati a casa per qualche mese, quando i nostri parenti, vicini, conoscenti o amici hanno perso la vita, o in casi meno gravi sono stati ricoverati in ospedale per giorni.

La risposta l’abbiamo avuta anche quando, per la paura, i negozi venivano assaliti e
svuotati, o quando il bar sotto casa ha chiuso.
Penso che le critiche legate alla gestione della pandemia o al “certificato COVID” siano più che lecite, ma non per questo valgano quanto un “NO” alla modifica di legge proposta alle urne, che permette aiuti concreti ad attività o indipendenti in difficoltà e che costituisce una base legale per uno strumento efficace alla debellazione del virus.

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